Michele Pezza
(1771-1806)
di Rosario Di Lello
Origine e implicazioni antropologiche a parte, il Carnevale ha inizio il 17 gennaio giorno di Sant’Antonio, e ha termine nella Quaresima, periodo di quaranta giorni, liturgico e a carattere penitenziale; anche per questo, in Piedimonte Matese – provincia di Caserta – viene considerato ancora, così come altrove in regione Campania, tempo di festa e di tripudio.
Già nel XVII secolo furono comuni e sempre più numerosi i canti carnascialeschi napoletani nella capitale del Mezzogiorno. Composti in lingua o in vernacolo da poeti letterati, venivano stampati sopra i cartelli ossia fogli volanti e distribuiti al popolo. (1) Coi Borboni, il Carnevale diventò, a Napoli, più ricco; anzi, anche per mezzo delle cuccagne che offrivano ogni ben di Dio, di genere commestibile, al “saccheggio” degli indigenti affamati, acquistò “carattere maestoso”; gli spassi e l’allegria duravano per tutto il periodo e si divertivano tanto i ricchi quanto il popolino. Al tempo di re Ferdinando IV, passò alla storia una sfilata di carri allegorici per via Toledo, sopra uno dei quali stava, con altri nobili, don Onorato Gaetani, feudatario di Piedimonte; intanto, una “ondata di maschere si agitava al suono di una marcia ottomana suonata dalla banda”. Quella magnificenza durò fino agli ultimi anni del XVIII secolo. “Poi andò man mano declinando”. (2)
Sempre in Campania e, per quel che ci riguarda più da vicino, in provincia di Caserta, il Carnevale si è caratterizzato, ancora nella seconda metà del Novecento, per rituali popolari quali i “fuochi di S. Antonio Abate”, le “mascherate”, le “danze processionali” e il “bellintrezzo”; per pezzi teatrali come “la canzone di Zeza” e la “rappresentazione dei dodici mesi”; per raffigurazioni allegoriche quali “la morte di Carnevale” con relativa “lamentazione funebre”, tutte, è ovvio, in numerose varianti. (3)
Per quanto, ancor più nel dettaglio, attiene a Piedimonte, il Marrocco ha scritto: “Gioia dei monelli del passato” erano “i falò innanzi alle chiese nelle sere delle feste invernali (S. Lucia, S. Antonio ab) […] Il Carnevale conserva ancora qualcosa. C’è l’annegamento nel Torano del fantoccio di Carnevale, seguito attraverso il paese dalla marmaglia ululante che un tempo recitava con finto dispiacere: – Carnevale, pecché si mortu […] Fra le principali rappresentazioni ricordiamo alcune tratte dal ridicolo o da simbolismi, importate quasi tutte, ma che hanno subìto adattamenti locali: Zeza, Brunetta, Ricco e povero, Dodici figli, Sette pianeti, Dodici mesi, Spagnoletta, Il Cavaliere e la Morte, e qualcosa che rappresenta fatti più recenti e poco castigati, come Fra Ciavolino e Pettitonna” Quanto ai giochi di Carnevale: “Rottura della pignatta, ‹ óvu ‘mpisu ›[…] finirono tutti nell’800, quando si osservava rigorosamente il digiuno, e perciò un po’ prima si impazzava” (4) Mi viene da pensare che quei giochi siano stati l’ultimo, pallido rimasuglio delle cuccagne napoletane.
Ciò premesso, resta da dire, sempre per Piedimonte, di una composizione, carnevalesca appunto, la quale fa riferimento a Fra Diavolo.
Al riguardo, conviene ricordare che questi – il colonnello Michele Pezza da Itri – forse il più rinomato brigante italiano di tutti i tempi, si era fatto conoscere come partigiano borbonico allorquando, nel 1799, soldati della Repubblica francese invasero il regno di Napoli e vi instaurarono la Repubblica. Si mise in evidenza una seconda volta in Terra di Lavoro quando, a sette anni di distanza, sempre i Francesi, ma dell’imperatore Napoleone, ritornarono da invasori e instaurarono una nuova monarchia. (5)
In seguito alla disfatta subita, a metà ottobre 1806, alle falde molisane del Matese e da truppa agli ordini del colonnello Hugo, il guerrigliero si portò in Irpinia, con lo scopo di raggiungere o il Salernitano o la Calabria e imbarcarsi per la Sicilia. Un quotidiano scrisse: “Fra Diavolo è comparso sulle montagne di Montevergine. Il generale Colonna ne ebbe avviso e spedì subito in tracce di lui”. Il risultato fu deludente. Di li a poco, avendo fatto appello alla propria rinomata astuzia, riuscì a eludere anche il controllo di una pattuglia francese in perlustrazione: aveva ordinato ai gregari di farsi passare per gendarmi, di legarlo e di maltrattarlo come si fa con un manigoldo trascinato in carcere. Sul far della sera, Michele Pezza e i suoi stavano già fuori il territorio irpino, in Principato Citeriore. (6) Venne fermato a Baronissi e alla cattura prese parte il commissario Monglas; era l’alba del 1 novembre. Fu impiccato sopra Piazza Mercato, a Napoli, il martedì 11 dello stesso mese. (7)
Di Fra Diavolo si sono interessate la cronaca del tempo, l’arte figurativa, la storia, la musica lirica, la cinematografia, la tematica museale, la televisione, la promozione turistica, la poesia napoletana in dialetto, (8) e la popolare patriottica (9) nonché la narrativa, italiana e straniera (10)
La composizione, cui ho fatto cenno e che verrà riportata qui di seguito, è unica, pare, per quanto attiene al soggetto e risulta inedita, allo stato della ricerca, per quanto riguarda il testo. La scrisse, si dice, tra gli ultimi anni Quaranta e primi anni Cinquanta del secolo scorso, Gennarino Caprarelli, da Piedimonte, il quale, uomo del popolo, già era solito mettere in scena, per la circostanza, le rappresentazioni cui s’è fatto cenno. Egli la definì scherzo a Carnevale, ma più propriamente è una messinscena, a ritmo, direi, incalzante nella prima parte consacrata a Carnevale, più controllato nella seconda dedicata a Fra Diavolo. Attori dilettanti del posto, di solito sempre gli stessi, vi si esibivano nei giorni che precedono la Quaresima, di rione in rione, di piazza in piazza e, se si tiene conto del penultimo verso, anche in abitazioni private. Da alcuni anni se n’è ripresa la recita.
Al testo originale, (11) dattiloscritto tutto in maiuscolo su cinque facciate formato protocollo, sono state aggiunte, manoscritte, le relative indicazioni e poche altre battute. Quanto alla musica, essa è costituita da undici brani editi, più o meno conosciuti, riadattati dal compositore Errico Caruso di Piedimonte, nipote del famoso tenore.
Il testo del documento verrà riproposto in carattere minuscolo, tranne l’intestazione, e con, in corsivo, le aggiunte e le ininfluenti correzioni di alcuni refusi.
FRA DIAVOLO, SCHERZO A CARNEVALE di RINO RELLI (12)
1-
Le maschere escono (13) ballando. (Sull’aria della Carmen)
Coro: Viva, viva Carnevale, cantiam tutti con amor
Viva il nume del liquore che ci fa sempre cantar.
Onori rendiamo a te Carnevale
Con blande canzoni le danze tue intrecciamo.
Con tazze e bicchieri, con te noi brindiam.
Gran nume del piacere te solo adoriam.
Lui con l’orgia e con il riso ci trasporta in paradiso. Bis°.
Oh Carneval giocondo quando passi tu
Ride il cielo, ride il mare, gaio di gioventù
Piedimonte e una canzone che noi qui canterem
È una malia è una follia
Per noi bella è l’allegria e ci infischiam del mondo intero.
È Carnevale. Questo si fa.
Signora: Si sente bussare alla porta, ma non diamogli retta, cantiamo.
[Coro] Tutti i dolori per noi niente son. Inneggiamo cantiamo
L’ eterne tue canzon
Per noi bella è l’allegria e vogliamo sempre cantar
È Carnevale, vogliam cantar.
Sig.ra: Di nuovo si sente bussare alla porta, vediamo
chi è questo volgare insultatore che insiste di
entrare qui a rompere la nostra compagnia.,
lo facciamo entrare?
Tutti: Si, si, facciamolo entrare.
2-
Uno: Avanti, entrate.
Spagnolo: C’è permesso?
Tutti: Avanti.
Spagnolo: Sono entrato qui attratto da questo rumoroso baccano
E vedo che proprio voi ne siete gli autori
Mi permettete che vi esprima il mio giudizio ?
Tutti: Avanti, spiegatevi.
Spagnolo: Voi inneggiate ad un dio falso e bugiardo il quale è questo
Carnevale, mito a me sconosciuto. Inneggiate piuttosto ad un
Uomo che fra poco lo vedremo giungere in mezzo a noi
Per chiedervi un po’ di ospitalità.
Uno: E chi è costui ?
Spagnolo: È Fra Diavolo, amici, evviva Fra Diavolo.
O bella, nessuno mi risponde? Ebbene, fra poco lo vedrete
E imparerete ad amarlo.
(rullano i tamburi)
Fra Diavolo: Tremate, tremate. Spalancate gli abissi. Sono io che sorgo
Dal regno delle pene. Tremate, tremate.
(Si balla) ………………………………………………
Capo sala: Oggi mi sembra giornata delle meraviglie, ora col “C’è permesso ?”
Ora col “Tremate”. Signore, a nome di tutti vi dico: “Chi siete e che
Cosa Volete ?”
Fra Diavolo: Appunto. In poche parole vi spiego tutto. Il nome mio è noto a tutti
Ed eccomi pure in mezzo a voi per un istante a festeggiare questo
Carnevale che non è stato festeggiato [mai] con tanto splendore come
[in] questo anno. Da elegantissime maschere mi vedo circondato
E vorrei per sempre restare in mezzo a voi, ma, ahi sorte crudele
Che mi perseguita, è che io nel più bello della mia vita debbo
Abbandonarvi per procedere per altre regioni, ma prima che io
Vi abbandoni ascoltate con attenzione la mia parola. Io voglio
Cantarvi il mio carme, il mio preferito madrigale.
3-
(Canta Fra Diavolo)
Quell’uom dal fiero aspetto guardate sul cammino Re m.
Lo stocco ed il moschetto ho sempre a me vicin,
Guardate il fiocco rosso che io porto sul cappello
E di velluto indosso ricchissimo mantel.
Tremate, fin dal sentir del tuono La.
Che dell’eco viene il suono. Diavolo, Diavolo, Diavolo…
Si balla. ………………………………………………..
Fra Diavolo: Se do minaccia spesso a chi guerra mi fa
Di me verso il bel sesso un più gentil non v’è…
Più di una che io sorpresi la Nina lo può dire
Tornata al suo paese col cuor pien di sospir.
Nina: Tremate, dinanzi a lui sapete
Quel che ognun di noi ripete Diavolo, Diavolo, Diavolo…
Un Cavaliere: Amici, ora che abbiamo conosciuto il caro Fra Diavolo,
Cantiamoci inni, e brindiamo alla sua dipartita.
Tutti: Si, si facciamoci brinnisi…
Si, facciamoci brinnisi.
Una donna: Attenzione ai bicchieri !
Tutti in coro: (sul motivo di “piccolo vagabondo” )
Viva viva Fra Diavolo, Uomo pieno di conforto
Prima che lo abbandoniamo vogliamo a lui brindare
Con l’orge e l’allegria cantiam le sue canzoni
Viva viva Fra Diavolo ed il suo buon umore
Viva il bandito Fra Diavolo, uomo sempre spensierato
Cosa importa che sei bandito? Tu sollevi i nostri affanni
Siamo nati per morire, con te vivere beato
E felice per mille anni, per mille anni
Tu ci trasformi (14) con ebbrezza, la tua eterna contentezza,
Tu ci trasformi con ebbrezza, la tua eterna contentezza.
Balletto ………………………………………………..
Tutti in coro: Tu ridoni ai nostri cuori, tu ridoni ai nostri cuori
La dolcezza e l’esultanza, la dolcezza e l’esultanza,
Ravvivi i nostri amori, con la fe’, con la speranza
Tu col dolce tuo sorriso, ci trasporti in paradiso … Bis
4-
(Quartetto della Lucia di Lammermoor)
(Canta Fra Diavolo)
Grazie, grazie a voi pure, miei seguaci spensierati,
Degli elogi che voi fate, a me nume, a me nume del piacere.
Viva le maschere,
Amici evviva, evviva l’armonia, amici evviva, evviva il buon umore
Viva il buon umore.
Tutti: Viva il liquor, Viva viva l’amor
Noi non siamo le maschere Tal proprio segnate,
Siamo esse ammirate sul suolo e sul mare…
(Brinneso)
Fra Diavolo: Viva, viva il liquor, viva l’amor…
Tutti in coro: Per questo bel signore nostro compagnone maschere allegre
Siamo, Beviam, beviam, beviam,
I calici ricolmi di questo bel liquore Fa mg.
Tutto d’un fiato vogliam tracannar
Evviva Fra Diavolo.
Solo fra Diavolo: Evviva voi tutti, lo sapete, perché no?
Perché col bel liquore previen l’orgia e cantare
Maschere allegre siamo beviam, beviam, beviam.
Tutti: Perché col bel liquore previen l’orgia e cantare
Maschere allegre siamo beviam, beviam, beviam. 5-
Con i liquori belli, belli e scintillanti
Che nelle coppe limpide, limpide e brillanti
Evviva, evviva l’armonia, l’allegria, il buonumor
Evviva, evviva l’allegria, l’armonia, il buonumor. (Bis)
Or che noi siamo in buon umore, in buon umore
Ti salutiamo Fra Diavolo con cuore
Evviva, evviva , evviva il Fra Diavolo, il Fra Diavolo, il Fra Diavolo.
Or che siamo in buonumore, evviva il liquore
E di casa il buon padrone.
E a questo eccelso nume facciamogli onor.
Quadriglie ……………………………………
Firma indecifrabile.
--------------
1- Cfr. O. Casale –a cura di– Canti carnascialeschi napoletani, Roma, Bulzoni, 1977. 2- Da G. Miranda, Breve storia del Carnevale a Napoli, Napoli, 1893, in AA. VV., Monumenti e miti della Campania, Felix. Le feste, Napoli, Pierro, 1996, pp. 63-76) 3- Cfr. P. Toschi, Le origini del teatro italiano, Torino, Boringhieri, 1976. A. Rossi, R. De Simone, carnevale si chiamava vicienzo, Roma, De Luca, 1977. 4- D. Marrocco, Piedimonte. Storia - Attualità, Napoli, Treves, 1961, pp. 404 e 406-7. 5- Cfr. documenti in F. Barra, Cronache del brigantaggio meridionale. 1806-1815, Napoli, SEM, 1981, pp. 297-301 e in P. Pecchia, Il Colonnello Michele Pezza,( fra Diavolo), Fondi, Kolbe, 2005, pp. 21-91. 6- R. Di Lello, Briganti in Irpinia al tempo dei Borbone, in “Otto pagine”, Avellino, L’Approdo Ed., XIII (2007) 222, p. 19; 228, p. 7; 235, p. 7; 242, p. 9. 7- Cfr. documenti in P. Pecchia, pp. 226,228 e 231. Cfr. altresì B. Amante, Fra Diavolo e il suo tempo, Firenze 1904 - Napoli, ABE, 1974, pp. 370-372. 8 Cfr. P. Pecchia, pp. 181-191. Id., Cimeli di frà Diavolo. Memorie del bicentenario della morte di Michele Pezza (1806-2006) Fondi, Kolbe, 2009, p.70. 9 Cfr. G. Dauli, Fra Diavolo, Milano, Aurora, 1934, p. 174) 10- Cfr. AA.VV., Brigantaggio Lealismo Repressione, s.l., Macchiaroli, 1984, pp. 302-303, n. 622; 307, n. 631; 308-309, nn. 633-635; 310, n. 640. 11- Fornitomi in fotocopia con le musiche, per la pubblicazione, dalla professoressa Netta Antonucci da Piedimonte, la quale l’ebbe, quando prese parte a una recita, nel 1967. 12- Pseudonimo di Gennarino Caprarelli. 13- Modo di dire che allude all’uscita sulla scena. 14- Forse da leggere: trasfondi, anche nel verso seguente.
vai a Presentazione
(Questa ricerca può essere utilizzata per uso di studio e ricerca citando la fonte: Rosario Di Lello, "Fra Diavolo uno scherzo a Carnevale" di Rino Relli (Gennarino Caprarelli) sito Internet www.visitaitri.it)
© www.visitaitri.it