ITRI
ASPETTI OROGRAFICI, CLIMATICI, VEGETATIVI
INTRODUZIONE
Le ipotesi di derivazione del nome sono molteplici, come risulta dalla lettura del libro del Sacerdote prof. Jallonghi.
Per lo più, Itri, si fa derivare da Hydrus, serpente acquatico, stemma della cittadina; ovvero da Iter (cammino), dato che il centro, tappa obbligata dei viandanti, si trovava ubicato sulla via Appia Antica. .
Posta a 170 m. s.l.m. e con una estensione di 10115 ha, la cittadina sorge in una caratteristica vallata tra le falde occidentali dei monti Aurunci (foto 1 e 2), a soli 8 Km dalla costa; tale situazione le conferisce una ottimale posizione climatica ed orografica. Dalle immagini è possibile osservare come sia estesa la coltivazione della essenza arborea coltivata nella zona: “l’ulivo itrano”. Le singolari drupe in salamoia, rosse e nere, e l’eccellente olio ricchissimo di acidi grassi polinsaturi e di vitamine liposolubili (specie le vit. A ed E), rendono tali prodotti degni di denominazioni protette.
ASPETTI OROGRAFICI
Come si osserva dalla satellitare (foto 3), il paese è situato in una culla vegliata da rilievi montuosi che spesso superano i 1000 m. di quota. Tra le creste, per lo più rocciose, si estendono radure, anche ampie, a cui sono associate adeguate denominazioni (Piana del campo, Campo lancia, Valle piana, Valle rotonda, Piana di Jerchie (foto 4), Campello vecchio dove, le caratteristiche doline ivi presenti, sono la testimonianza dei diffusi fenomeni carsici. Tra le alture, quella di Colle è certamente la più frequentata nella stagione estiva; la limpidissima acqua sorgiva a circa 1000 m. di quota , premia gli assetati scalatori (foto 5). Tali zone, per la frequenza dei temporali primaverili-estivi che rinverdiscono la vegetazione, erano sede di alpeggio da maggio a ottobre inoltrato, sino a quando le prime bufere autunnali ricacciavano a valle la maggioranza degli armenti; inoltre venivano coltivate per il sostentamento dei pastori. A Sud il territorio si affaccia al mare con una costa rocciosa e frastagliata (foto 6) situata tra le marinerie di Gaeta e di Sperlonga. Ad Est, Itri confina con la città di Formia ed il paesino di Esperia; a Nord con il “Longevo”Campodimele e ad Ovest con la città di Fondi. Nelle giornate limpide, dalle alture, si osservano le isole dell’antistante arcipelago pontino.
ASPETTI CLIMATICI
La situazione orografica, sinteticamente ma significativamente ritratta, conferisce al territorio un aspetto climatologico particolare: infatti, il macroclima, inteso come quel tipo di clima che si manifesta in un ampio territorio, non è uniforme; nel nostro caso è più consono usare il termine mesoclima (o topoclima) in quanto gli influssi locali vengono caratteristicamente condizionati dal poliedrico aspetto espositivo; frequenti sono i fenomeni microclimatici che qualificano delimitazioni spaziali.
ASPETTI VEGETATIVI
Tenendo conto di quanto esposto, tra le cinque zone di vegetazione riconosciute in Europa, nel territorio in esame è caratteristica quella di tipo mediterranea, propria dell’area distributiva della Lecceta che si estende dalla Spagna e Portogallo al Mar Nero. In Italia, e quindi nel nostro territorio, la Lecceta si sviluppa prevalentemente lungo le coste ma, nei luoghi più freschi, incontriamo vegetazione di tipo Medio-Europea (similmente alla dorsale della Penisola) ove prevalgono i consorzi di caducifoglie (boschi stagionali a carattere estivo), con prevalenza di querce (Quercus robur, Q. petrea, Q. bubescens, Q. cerris), ma anche di Aceri; sono presenti, inoltre, il Carpino nero (Ostrya carpinifolia) e il Faggio (Fagus sylvatica).
La dinamica della vegetazione
La maggior parte delle fitocenosi (associazioni competitive tra piante) sono transitorie, specie nelle zone fortemente esposte alle radiazioni solari che, purtroppo, favoriscono eventi allogeni (cioè non naturali), soprattutto di tipo antropico, ove al primo posto figurano i reiterati incendi (foto 7 - 8 - 9 - 10), ma anche il pascolo (fattore zoogeno) ed il taglio dei boschi sono causa di precarietà, a scapito di uno stabile equilibrio.
La tendenza verso una serie di vegetazione di tipo regressivo, dinamica contrassegnata dalle sconsiderate interferenze antropiche, con conseguenti modifiche della vegetazione e, quindi, idrico-geologiche, coinvolge porzioni sempre più vaste del territorio, specie verso il mare, ove si osservano ampi spazi in via di desertificazione (foto 11).
Il Climax, termine che desidera definire una vegetazione matura e molto stabile, è presente nei versanti esposti a Nord e Nord-Est, oltre a “qualche oasi” rimasta illesa dal passaggio degli incendi, quale fugace relitto. Per essere più chiari, desidero far riferimento soprattutto al bosco, che costituisce la soluzione finale a cui tende la vegetazione, in seno al divenire di una serie dinamica progressiva, dopo aver affrontato gli stadi pionieri ed attraversato gli stadi iniziali, transitori e, quindi, quelli finali.
Il Bioma del Bosco è, dunque, un ecosistema molto stabile perché è in equilibrio con l’ambiente in cui vive. Si ritiene opportuno decodificare l’andamento teorico di una dinamica progressiva primaria ove, in ascissa viene collocato il tempo e in ordinata le variazioni che si verificano nel divenire degli stadi evolutivi della vegetazione ora descritti (grafico).
Vegetazione Zonale ed Extrazonale
Il prerequisito fondamentale per la comprensione delle menzionate terminologie è insito nella opportuna conoscenza dei termini di Fascia e di Zona.
Il clima, come è già noto, è strettamente correlato all’altitudine ed alla latitudine geografica; con l’aumentare delle quote altimetriche e della latitudine geografica, le temperature si abbassano e, di solito, le precipitazioni aumentano. Comparativamente, alle variazioni climatiche sono legate variazioni della vegetazione. In ogni caso il parallelismo tra variazioni del clima e variazione della vegetazione, in altitudine e latitudine, ha dei limiti.
Per Fascia s’intende una unità elementare della vegetazione naturale individuata in un’area montuosa che presenta simili condizioni bioclimatiche e che, pertanto, presenta le stesse condizioni di potenzialità in relazione all’altitudine (fattori topografici); per Zona s’intende una unità elementare riconoscibile nella vegetazione naturale potenziale, in relazione a variazioni della latitudine (fattori geografici).
Col termine di Vegetazione Zonale si usa intendere una caratteristica vegetazione appartenente a quella fascia (cioè legata a quella quota) o quella zona (cioè legata a quella latitudine geografica), in quanto il termine “vegetazione fasciale” non viene usato:
Col termine di Vegetazione Extrazonale si usa far riferimento ad una vegetazione caratteristica di una determinata fascia (o zona), ma che per particolari condizioni climatico-ambientali, si insedia al di fuori di questa (in generale come relitto): ad esempio una Lecceta che si estende oltre gli 800 m. di quota; oppure, nuclei di Faggeta che si insediano nella fascia dei querceti (foto 13 - 14).
La variabilità che il contesto orografico qualifica il nostro territorio, opportunamente rappresentata, ha reso d’obbligo la menzionata puntualizzazione.
Adattando al nostro caso le competenze e conoscenze acquisite, alle quote più basse del nostro territorio, negli uliveti entro i 400-500 m. di quota, è consueto il torreggiare del Carrubo (Ceratonia Siliqua) (foto 15); il frutto è un baccello e veniva per lo più consumato per l’alimentazione del bestiame; attualmente viene raccolto per uso industriale. La Sughera (Quercus suber), di solito colonizza una fascia sino ai 600 m. di quota, ma le particolari esposizioni consentono alla Sughereta di raggiungere anche gli 800 m., come vegetazione extrazonale, specie nei versanti esposti a Sud-Ovest. La corteccia di questa pianta, periodicamente dissociata dal tronco, presenta un ispessimento notevole (sughero) che anticamente veniva lavorato da una locale industria per la produzione di manufatti leggeri. La Lecceta, vegetazione zonale caratteristica della Fascia mediterranea, che normalmente è presente sino agli 800 m. di quota, la osserviamo anche più in alto come vegetazione extrazonale. La Roverella (Quercus pubescens), il Cerro (Q. cerris), il Leccio (Quercus ilex) ed il Carpino nero (Ostrya carpinifolia), copiosamente ricoprono le aree più interne della località di Campello, sino ai 1000 m. di quota; ma le prime tre essenze arboree, sono presenti anche a quote più basse in alcune circoscrizioni. Il Faggio (Fagus selvatica), ricopre la fascia più alta, a partire dai 900 m. di quota, ma nei versanti esposti a Nord, nelle località “Costa della tavola” (foto 16) e “Valle piana”, lo incontriamo a quote più basse come vegetazione extrazonale, cioè al di fuori della fascia.
Da quanto rappresentato emerge che, nel territorio di Itri, le simili condizioni bioclimatiche che contraddistinguono le varie Fasce di vegetazione descritte, presentano una peculiare distribuzione a causa della mutevole esposizione e della piovosità.
In conclusione, il nostro territorio è da collocarsi in seno alla classica Fascia della Lecceta (propria della Fascia mediterranea) accompagnata dalle sclerofille sempreverdi come il Corbezzolo, il Mirto, l’Erica. I versanti esposti a Nord presentano le caratteristiche dalla Fascia medio-europea (intesa secondo il Pignatti) ove è presente, per lo più, un bosco misto di caducifoglie. Tali località, come già descritto, sono situate nel comprensorio di Campello ai confini delle città di Formia, Esperia e Campodimele.
Nel citato comprensorio, molto ricco anche di vegetazione erbacea ed arbustiva, notevole è la salvia (foto 17); negli ultimi anni questa profumatissima piantina è oggetto di indiscriminata raccolta, per le peculiari proprietà aromatiche che conferisce alle carni. Vi sono presenti, anche, rare essenze che devono essere rigorosamente protette.
L.R. 19 settembre 1974, n. 61 - Norme per la protezione della flora erbacea ed arbustiva spontanea.
La citata Legge Regionale detta le norme per la protezione di alcune essenze floristiche spontanee presenti nel territorio oggetto di studio. Alcune di esse sono particolarmente rare e considerate specie botaniche notevoli.
L’Olivella (Daphne oleaefolia) (foto 18); l’Asfodelo giallo (Aspholedine lutea) (foto 19); la Squilla (Urginea maritima Bak) (foto 20), dichiarata officinale dal R.D. 26 maggio 1932, n. 772; assieme ad altre specie non riportate, sono state dichiarate rare ed in via di estinzione, per le quali è vietata la raccolta o la detenzione ingiustificata.
Questa ricerca può essere parzialmente utilizzata per uso di studio, citando la fonte: prof. Gino Maggiacomo: Itri Aspetti Orografici, Climatici e Vegetativi, nel sito Internet: www.visitaitri.it.
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