I T R I Provincia di Latina Regione Lazio - ITALIA
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-Il Castello medievale-
ITRI - Situata a 170 m. s.l.m. con una popolazione di poco superiore ai 9000 abitanti, ha un territorio che si estende per Kmq.101,15. Cittadina del sud pontino, con due distinti nuclei abitativi divisi dalla SS. 7 Appia, dista 134 Km. da Roma e 91 Km. da Napoli. Risale all’età preistorica. Fece parte del territorio degli aurunci-ausoni, e successivamente passò alla dominazione romana; pur non avendo un vero e proprio nucleo abitativo, doveva essere certamente una stazione di posta, data la collocazione tra Fondi e Formia con il passo di S. Donato, di sicuro disagio per cavalli e viaggiatori che vi transitavano per raggiungere Itri e il sud della penisola. Le origini del nome sono incerte. Gli storici e i cultori di storia locale si rifanno a varie teorie. Alcuni ritengono che il nome derivi da ITER; a conferma di questa tesi è la presenza di una scritta su un blocco di pietra posto sul lato sinistro di Porta Mamurra. Altri, invece, sono propensi per una tesi assai suggestiva, data la presenza sempre su Porta Mamurra di un'idra rampante; sarebbero, secondo costoro, gli abitanti di Amiclae, fuggiti dalla loro terra e rifugiatosi sulle colline per l'invasione di serpenti, i veri fondatori d’Itri. Lo Stemma nel gonfalone comunale riporta la figura di un serpente, quasi a voler suffragare questa tesi. Posto al centro di una valle circondata dai monti aurunci che lo proteggono dai venti freddi dell'Appennino abruzzese, Itri gode di un clima temperato nel periodo invernale, fresco e salubre nel periodo estivo. Il centro storico si trova nella parte alta d’Itri, raggiungibile sia a piedi sia con l'auto. Percorso da viuzze, scalini ed archi, che si alternano tra un’abitazione e l'altra, ha visto negli ultimi anni uno sviluppo turistico notevole. Abitazioni ristrutturate, recuperate al degrado e l'eliminazione di ruderi abitativi causati dall'ultimo conflitto mondiale, hanno dato al centro storico nuova vitalità, animato altresì da visitatori alla scoperta di monumenti ed angoli suggestivi.
CAMPELLO, zona oggi d’interesse naturalistico, è stato il primo insediamento umano nel territorio itrano, e doveva avere una certa consistenza nel 1176 se il barone Raulle de Carta inviò cinque dei suoi uomini alla crociata in Palestina. E’ possibile ancora scorgere sui pianori, i resti di case e pozzi. Appartenne alla contea di Fondi. Nell'anno 1269, in una " cedula de focularibus que invenietur diminuta" fra le terre e luoghi soggetti a pagamento di un augustale per fuoco, Campello figura iscritto per once 8 e tarì 7 e 1/2 ossia per 33 fuochi", pari a circa 200 persone. Il territorio fu abbandonato definitivamente nella seconda metà del 400, forse per ridotto numero di abitanti e per le condizioni climatiche poco favorevoli.
Il
Castello
simbolo di Itri, è attualmente nella fase finale dei lavori di
restauro.
Nel 1992 iniziarono i lavori per il consolidamento delle strutture; i progettisti dell’opera furono gli arch. Coco, Docci, Miarelli Mariani, Rocchi e l’ing. Criserà. Direttore dei lavori fu nominato l’arch. Remigio Coco. La Regione Lazio finanziò inizialmente i lavori del primo stralcio per un importo di circa 5 miliardi. Successivamente con altri due finanziamenti pari ad altri 5 miliardi (vecchie lire) è stato realizzato il secondo stralcio dei lavori, con il restauro della torre quadra e di quella poligonale. La parte restaurata è stata inaugurata il 14 giugno 2003 alla presenza delle massime cariche della Regione Lazio (Storace e Fazzone) e della Provincia di Latina (Martella) . Presenti alla cerimonia, inoltre, il sen. Michele Forte e l’arcivescovo di Gaeta Mons. Pierluigi Mazzoni che ha benedetto i lavori. Madrina della cerimonia è stata la signora Eleonora Brigliadori. Tra il pomeriggio del 14 e la domenica 15 giugno, oltre 4.000 persone hanno visitato il castello che è stato aperto al pubblico, con visite guidate. Dopo il restauro della torre detta del "coccodrillo" il 14 settembre 2007 è stato aperto l'intero castello.
Le Poste Italiane hanno contribuito positivamente alla conoscenza del castello, con l’emissione di una cartolina postale. Una importante mostra filatelica ed un convegno organizzato dal comune il 26 dicembre 1995 (presente il Presidente dell’Ente Poste, Prof. Enzo Cardi), fecero da contorno all’importante avvenimento, cui presero parte autorità e uomini di cultura. Il sindaco Egidio Agresti, nel rivolgere il saluto e parlando del castello e della sua storia, auspicò il loro fattivo interessamento perché i lavori, ulteriormente finanziati, potessero continuare fino al completo restauro. E sono veramente a buon punto. Più volte capita di leggere il castello di Fra’ Diavolo. Certamente i numerosi turisti che vengono per visitare il centro storico d’Itri, aggirandosi tra i suggestivi vicoli ed archi, affascinati ed intimoriti allo stesso tempo nell’ammirare a così breve distanza l’imponenza del castello, chiederanno notizie sul personaggio Fra’ Diavolo, al secolo Michele Pezza confuso tra storia e leggenda. Magari con la fantasia qualcuno immaginerà aggirarsi tra quei vicoli dove crebbe questo guerrigliero, che mise in scacco le truppe francesi durante la loro occupazione del Regno di Napoli.
La chiesa di San Michele Arcangelo considerata la più antica di Itri, risale all'XI sec. Della struttura originaria rimangono il campanile e una parte del tetto. Raro esempio d'arte sacra arabo-normanna, è legata in un sol corpo alla collegiata che consta di tre navate, una centrale ampia e due laterali più piccole. La costruzione, di forma quadrata, alta 20 m., divisa in quattro ordini e termina con una cuspide. La cantoria, un affresco del XV sec.,una tempera su tavola raffigurante una "Madonna con Bambino"di data incerta posta a sinistra della navata centrale e un’acquasantiera in marmo decorata finemente sono tra le opere più rappresentative che si possono ammirare all'interno della chiesa, oltre, naturalmente, alle fattezze del campanile,ai deliziosi piatti rotondi, di maiolica, all'interno del campo degli archi, con effetto policromo, contrapposti al colore della pietra e dei mattoni posti intorno ad una elegante trifora al di sotto della cella campanaria.
La chiesa di S. Maria Maggiore, colpita durante l'ultimo conflitto mondiale, andò quasi completamente distrutta. Dal micidiale bombardamento aereo-navale del 1944,(che distrusse Itri per il 75%), si salvò il campanile anche se danneggiato in più parti. Dell'imponente costruzione sono rimaste in piedi solo le mura perimetrali. Il campanile del ‘200, grazie all'intervento di restauro effettuato negli anni '50 dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici del Lazio, è stato riportato all'antica bellezza. E' particolarmente caratteristico per la decorazione policroma della cupola d’origine e gusto bizantino. Per i viaggiatori che provengono da Formia è una delizia ammirare il campanile, di sera: un sapiente gioco di luci lo avvolge in tutta la sua bellezza.
L'itinerario su Itri alto continua con alcune note sul Monastero di S. Martino. Fu distrutto come precedentemente detto, nel 1944; è stato poi ricostruito e attualmente tenuto dalle Suore Alcantarine. E’qui; il 23 ottobre del 1977 fu inaugurata la “Casa di Riposo per Anziani intitolata a Maria SS. Della Civita da Mons. Luigi Maria Carli Arcivescovo di Gaeta, in occasione dell’esposizione dello stendardo della Madonna della Civita che, sin dal mese di marzo era stato issato in Piazza Incoronazione a ricordare a tutti il bicentenario. Era situato anticamente fuori le mura sulla collina di S. Martino in Pagnano, abbandonato per il ridotto numero di suore, fu ricostruito all'interno delle mura. Alcuni autori individuano il vecchio monastero come il luogo dove il corsaro saraceno Khayr al-Din, detto il Barbarossa, fece irruzione per scovare la contessa Giulia Gonzaga; sfuggita al corsaro a Fondi, dove le orde saracene giunsero nella notte tra l'8 ed il 9 agosto del 1534, navigando per un canale. Il corsaro voleva rapire la nobildonna, celebrata bellezza dell'epoca, e portarla in dono a Solimano II il Magnifico. Questa, è la tesi più accreditata. A conclusioni diverse giunge il cultore di storia locale Albino Cece: << Il grosso tomo di ricerche storiche su Giulia Gonzaga pubblicato dall’Amante e la nuova assunzione documentale di Luigi Muccitelli ci fanno ritenere che i Colonna abbiano venduta la città di Fondi al saraceno Barbarossa nella speranza della cattura di questa donna che nessuno avrebbe riscattato ed avere così mani libere sull’asse ereditario proveniente dal deceduto Vespasiano Colonna. In conseguenza riteniamo che gli stessi Colonna siano stati i mandanti dell’avvelenamento d’Ippolito dei Medici, ultimo sostenitore di Giulia, per spingere la Gonzaga a cedere in favore d’Isabella i propri diritti testamentari sui domini di Vespasiano Colonna.>> Di certo è che Giulia scappò, Fondi fu saccheggiata, i suoi abitanti decimati, la città data alle fiamme. Tra i pochi sopravvissuti alcuni furono portati via come schiavi in oriente. La stessa sorte era toccata al vicino Borgo di Sperlonga il giorno prima.
Giulia Gonzaga - ritratto La mancata cattura di Donna Giulia, portò i saraceni a fare strage di monache Benedettine. B. Amante in Giulia Gonzaga contessa di Fondi (ed. Zanichelli 1896- copia anastatica) individua invece il luogo dell'eccidio nel "monastero delle monache, distante un paio di chilometri dal paese (Fondi) sopra una collina a cavaliere della Strada Appia Nuova, la quale da Fondi porta a Napoli..... fu dato alle fiamme ".. L' Amante precisa che fece effettuare degli scavi in quel luogo e trovò teschi che probabilmente dovevano appartenere alle vittime. I turchi tentarono di riservare la stessa sorte ad Itri. Ma gli itrani non si fecero sorprendere e al riparo delle mura e del castello resistettero valorosamente; il Barbarossa dovette desistere e imbarcatosi successivamente per Tunisi evitò per puro caso lo scontro con l'esercito di 5-6 mila uomini, approntato in tutta fretta da Papa Clemente VII il cui comando era stato affidato al Cardinale Ippolito de' Medici.
Il Convento di S. Francesco, fondato nel 1324, situato nella parte bassa della città ha avuto nel passato una certa importanza se vi dimorò nel 1487 il conte di Fondi Onorato II Caetani. Tuttavia le cronache del tempo lo resero famoso per la morte qui sopraggiunta del Cardinale Ippolito dei Medici in procinto di partire per Tunisi per raggiungere Carlo V, il 10 agosto del 1435. Corse voce di un suo avvelenamento. Ippolito aveva partecipato a battute di caccia, tornei e divertimenti vari a Fondi presso la corte di Giulia Gonzaga la bellissima nobildonna per la quale nutriva "passione" immortalata anche da Tiziano, sì da portare, nel giugno del 1532 a Fondi Sebastiano del Piombo, un celebre pittore dell’epoca, per farne il ritratto come avevano già fatto, il Branzino ed altri pittori dell’epoca. La malaria, causa di un primo malessere e lo scalco G. Andrea da Borgo con il veleno poi, fece il resto. Donna Giulia avvertita si portò ad Itri e lo assistette fino a quando spirò "gli fu men dura la morte per esser vicina a Donna Giulia, la quale gli usò virtuose cortesie" così scrisse il Giovio, trovatosi presente alla scena. Vicende storiche, come si vede, che accomunano Itri e Fondi e non poteva essere altrimenti essendo Itri compreso nel Feudo di Fondi, che, grazie alla presenza di Donna Giulia, divenne per circa un decennio ritrovo di letterati ed artisti dell'epoca. Lo stesso Ariosto volle dedicare alla bellissima Giulia un’ottava nel suo celebre "Orlando Furioso". Quattro mesi dopo la morte del Cardinale Ippolito de' Medici la contessa Gonzaga si ritirò nel Convento annesso alla chiesa di S. Francesco delle Monache a Napoli, dove spirò il 19 aprile del 1566. Fondi - Castello
Fondi - Un breve cenno, su questa città, sulla SS. 7 a soli 13 Km. da Itri, due città divise nel passato da fiero campanilismo. Una storia bi-millenaria che si perde nella notte dei tempi. Secondo la leggenda fu fondata da Ercole dopo l'uccisione di Caco (mezzo secolo prima della guerra di Troia). Chiese risalenti al XIV sec., monumenti, mura megalitiche (213-250 a.c.); un castello (XIII-XIV sec.) restaurato oggi centro d’iniziative culturali. Personaggi celebri, volendo andare indietro nel tempo: sono: Livia Drusilla (Livia Augusta) n. il 58 a.c. madre di Tiberio, futuro imperatore di Roma; divorziata da T.C. Nerone, nel 38 a.c. sposò Cesare Augusto. Un po' di Fondi, quindi, nell'impero di Roma. Ha dato i natali a Vitruvio Vacca, che nel 329 d.c. attaccò Roma e la tenne in scacco per un anno. Annovera alcuni vescovi, un papa, San Sotero (166-175). Un'impronta alla storia fu data da Onorato I° Caetani, signore di Fondi, sostenitore dei cardinali filo-francesi che qui incoronarono antipapa, il 20 settembre del 1378, lo svizzero Roberto di Ginevra, con il nome di Clemente VII, che, per poco più di otto mesi, vi tenne la corte pontificia. Ancora una volta le storie d’Itri e Fondi s’incrociano. L'antipapa, incoronato dallo stesso Onorato I, la cui ribellione, diede vita al Grande Scisma d'Occidente, fu opposto al legittimo pontefice Urbano VI, Bartolomeo Prignano d’Itri. Altro personaggio celebre che continuò la sua opera fu Onorato II Caetani al quale si devono la produzione di monumenti, artistici edifici e d’opere d'arte. Fu sede vescovile (anno 236 prime notizie) fino al 1818, interrotta, in forza del concordato di Terracina.Tra gli storici sono da ricordare Giovanni Conte Colino, Enrico e Bruto Amante e Mons. M. Forte, da poco scomparso, ultimo degli storiografi di Fondi. Il novecento fondano, è caratterizzato da personaggi di primo piano; il poeta Libero de Libero, il pittore Domenico Purificato, Pasqualino De Santis e Peppino Rotunno, Direttori di Fotografia, ed infine Giuseppe De Santis, considerato dalla critica, uno dei maestri del neorealismo italiano Leone d'oro alla carriera. Sul piano economico Fondi è sede di uno dei mercati agro-alimentari più importanti d'Europa, considerato volano motore dell'economia locale. Al turismo si guarda da anni, per uno sviluppo delle attività economiche e produttive; un litorale di 15 Km. ed il lago entrambi da rivalutare, porterebbero benessere e sviluppo sociale. Qui mi fermo, è d’Itri che stavo parlando, ma sono nato e vivo a Fondi; mi sia permesso un cenno, pur se piccolo e non sufficientemente illustrato, sulla mia città, che invito a visitare; anche su quest’ultima, testi da acquistare non mancano; prima o dopo aver visto Itri, a voi la scelta.
Il Convento dei Padri Passionisti con l’annessa chiesa di S. Maria di Loreto, si trova su una collinetta inserito ormai nello sviluppo urbano post-bellico. Ma si trovava in posizione isolata quando nel marzo del 1574 i Padri Cappuccini vi presero possesso per tenerlo fino al 1897, prima in proprietà, poi in enfiteusi, a seguito della confisca dei beni della chiesa. E sempre la zona è chiamata "Cappuccini". Nel 1910/11 fu adibito a Lazzaretto a seguito dell’epidemia di colera che imperversò ad Itri. L'avvento dei Padri Passionisti è datato 30 marzo 1943, giorno in cui fu redatto e firmato l'atto con il Comune d’Itri, che, concedeva in donazione il Convento ex "Cappuccini" (foto), ai Passionisti. L'opera di ricostruzione voluta dal sen. Pietro Fedele, sposato ad Itri con Donna Tecla De Fabritiis, già iniziata nel novembre del 1941, è continuata e portata a termine dopo il conflitto bellico e oggi è meta di fedeli e visitatori. Nella chiesa di S. Maria di Loreto è conservato tra altre opere un dipinto del fondatore dei Passionisti San Paolo della Croce, attribuito al pittore Sebastiano Conca (1676-1764).
La Chiesa di S. Cristoforo, (ruderi) fondata il 19 maggio 1348, posta su una collinetta alle spalle d’Itri, può essere raggiunta tramite una mulattiera. Priva di copertura, conserva al suo interno degli affreschi in buono stato perché nascosti e protetti da uno strato di calce. Nel 2016, grazie ai componenti dell'Associazione Archeologica Itry, in contrada San Cristoforo, sono venute alla luce vestigia del santuario pagano dedicato a Ercole e alla dea Fortuna. Sito risalente al IV secolo avanti a.C., considerato le monete e le epigrafi rinvenute su alcuni cippi, il sito fu abitato fino al I secolo d.C. All'ingresso d’Itri si trova la chiesa di S.M. delle Grazie. La chiesa ex Annunziata oggi di S. Maria Maggiore. Le notizie ci riportano al lascito del conte Onorato I Caetani, datate 1363. Fu semidistrutta dai bombardamenti del maggio 1944. Nel 1947 fu riedificata e costruito il portico a tre archi ogivali. Tre ingressi immettono nella chiesa a tre navate. Negli ultimi tempi sono stati effettuati alcuni lavori; nella navata di sinistra in fondo, sono state apportate sostanziali modifiche con strutture di protezione collocandovi la statua d’argento della Madonna della Civita fusa nel 1839 dall’argentiere napoletano Luigi Capozzi. E’ dotata di un moderno sistema di riscaldamento ad aria, ultimo dei lavori d’ammodernamento, unitamente al rifacimento del tetto. Dal 1969 è affidata ai Padri Passionisti, attuale parroco è P. Giovanni Giorgi.
Il forte di S. Andrea, situato a cavallo tra Fondi e Itri, si trova a ridosso del tracciato dell’antica Via Appia. Eretto sui ruderi di una piattaforma di villa d’età repubblicana (100-60 a.c.), e la data della sua costruzione è incerta. Databili (XVIII sec.) sono invece parti delle strutture pervenuteci servite a Fra Diavolo per fermare i francesi nel 1798, prima che occupassero il Regno di Napoli. La struttura dovrebbe ricevere un nuovo impulso prossimamente, con i lavori di restauro che interessano parte dell'antico tracciato della Via Appia. Iniziati tempo fa grazie all'intervento della Sovrintendenza Archeologica della Regione Lazio, proseguono sia sotto il profilo archeologico che ambientale del tratto di S. Andrea e dell'antico selciato il ripristino del muro a bordo strada, crollato nel periodo borbonico e delle numerose cisterne, strutture romane cui ne sono state sovrapposte altre d’epoca borbonica". Lo ha precisato il Prof. Lorenzo Quilici durante un incontro con autorità di enti locali, tecnici ed il Procuratore della Repubblica di Latina dott. Gagliardi in una visita al Comune e ai monumenti di Itri.
" Testimonianze archeologiche nella zona di Calvi ad Itri" è il titolo di un interessante lavoro condotto dalla Dott.ssa Marisa de' Spagnolis, archeologa, nativa di Itri, che così scrive" Di notevole interesse è la situazione archeologica nel territorio itrano nella zona c.d. di Calvi in direzione di Sperlonga. Un antico diverticolo viario distaccatesi dalla via San Marco, prosegue in direzione di Sperlonga sorretto da costruzioni rifatte nel corso dei secoli. Tale strada larga m. 4,00 presenta tracce di basolato di selce bianca in situ e numerosi basoli divelti ai lati. Essa poco utilizzata dopo la creazione della moderna rotabile Itri-Sperlonga raggiungeva la cittadina sita nel sinus Amjclanus con un percorso più breve della moderna strada toccando le località Corano, Vagnoli, Magliana. Lungo tale tracciato si allineano numerosissime testimonianze archeologiche attestanti la frequentazione dell'area in età repubblicana inizi età imperiale".
A circa venti minuti da Itri è possibile effettuare un'escursione a piedi di notevole interesse. Percorrendo la Strada SS.82 Della Valle del Liri (fatta costruire da Ferdinando II Re di Napoli) e superato il bivio che porta al SANTUARIO DELLA MADONNA della CIVITA è possibile, svoltando sulla destra, in prossimità della gola di San Nicola, imboccare la strada asfaltata in loc. Marciano e raggiungere prima Fontana di Tozzo passando per la Forcella di CAMPELLO (843 m.) ed arrivare sugli altipiani (1000 m.) detti di Campello e Campello Vecchio, costeggiando i boschi della costa della tavola tra monte Viola e monte Ferrazzano. Il territorio di notevole interesse naturalistico è stato da poco inglobato nel Parco Naturale dei Monti Aurunci. Un organismo, questo, composto dai territori delle province di Frosinone e Latina e da quattro Comunità Montane XVI, XVII, XIX, XXII. E’il parco più meridionale delle aree protette del Lazio. La costituzione calcarea delle rocce è la causa della mancanza di corsi d'acqua. Il Parco creato nel 1997 ha un’estensione di 19.374 ettari, la sede è a Campodimele (LT) in Via Glorioso, 10. Campello è un'area protetta, ricca di boschi di lecci, olmi, carpini e di faggi secolari. Non è raro osservare il volo del falco pellegrino e, sparse un po’ ovunque, ciuffi di Platanthera chlorantha, l’orchidea tipica per la mancanza dei colori che caratterizzano la specie, una delle 50 varietà che i botanici sono riusciti ad individuare nel territorio del parco. Il sottobosco è ricoperto dalla tipica macchia mediterranea, di ginestre e popolamenti d’ampelodesma (strama) usata anticamente per la preparazione del crine e di canapi, oggi viene lavorata e trasformata in oggetti di varia foggia per la gioia dei turisti che lasciano la costa tirrenica nel periodo estivo e si portano a Itri per godere del clima frizzante, alla scoperta dei monumenti, della cucina tipica e dei prodotti dell'artigianato locale.
Fontana Murat 1944 Più volte il riferimento all'ultimo conflitto bellico ha evidenziato lo stato di degrado dei monumenti e dei luoghi storici sottoposti a violenti bombardamenti.
Il sacrificio che
Itri ha dovuto sopportare in vite umane non è stato da meno.
Mancarono alla comunità locale 133 cittadini a causa dei
bombardamenti, scoppi d’ordigni ed altri avvenimenti luttuosi, e 152
morirono in guerra. Cinque medaglie d'argento al V.M., cinque di
bronzo e varie croci di guerra testimoniano il loro valore. La
medaglia di bronzo con cui è stato decorato il Comune di Itri al
valor civile e la dichiarazione di comune supersinistrato (75%) sono
la testimonianza di quanto furono luttuosi quegli avvenimenti per
gli uomini e i luoghi. Ma l'impegno profuso da forze politiche e cittadini hanno dato impulso alla realizzazione di piccole industrie di trasformazione e dell'artigianato. Notevole lo sviluppo edilizio, sia nel perimetro urbano sia nelle contrade d’Itri adibite a seconde case utilizzate dai più nei week-end. In agricoltura, da sempre attività trainante dell’economia locale, lo sviluppo di nuove metodologie e tecnologie e, grazie alla presenza di un’importante industria olearia, la “Imoil” di Genesio Mancini e C., marchio presente, con i suoi prodotti, in varie regioni d’Italia e all’estero, ha reso possibile, migliorare la produzione, la trasformazione e la conoscenza del prodotto tipico d’Itri, l’olio e l'oliva Itrana, oltre i confini regionali. Problematiche importanti furono affrontate in un importante convegno promosso nel 1993 dall’Ass.re all’Agricoltura Livio Stamegna e la XVII Comunità Montana dei Monti Aurunci; i relatori A. Cerrito, V. Presidente della Comunità e dal Prof. Parlati e Lombardo, i temi: la situazione olivicola, le caratteristiche bioagronomiche carpologiche e qualitative dell’olio, la raccolta delle olive, l’epoca della raccolta per ottenere un prodotto di qualità. I lavori si conclusero con l’intervento del Prof. Iannotta sulla lotta integrata e biologica in olivicoltura.
La trasformazione delle olive della varietà "Itrana", raccolte nei mesi di marzo ed aprile allo stadio di piena maturazione delle drupe è all'origine della produzione tipica della Regione Lazio l’"Oliva di Gaeta". Il metodo della trasformazione è caratterizzata da una salamoia naturale con fermentazione spontanea governata solo dall'aggiunta di sale marino. La preparazione alimentare di questo prodotto tipico dell'economia agricola della provincia di Latina, riveste un ruolo fondamentale ad Itri. E qui, la coltivazione dell'olivo ha trovato, nel corso dei secoli, ampia possibilità di diffusione. Elevata specializzazione, forte tradizione culturale e radici storiche, queste le componenti che caratterizzano la coltivazione prima e la trasformazione poi. Trasformazione che non è data solo dalla salamoia, ma anche dalla spremitura a freddo con il risultato di ricavare un prodotto extravergine del tutto caratteristico.
Nel 2000 l'Unigrai olivicoltori associati in collaborazione con la Regione Lazio hanno condotto uno studio per la valorizzazione e tipizzazione dell'OLIVA da TAVOLA ITRANA denominata "OLIVA DI GAETA" reg. CEE n° 2081/93-Doc obbiettivo 5.B. I risultati, pubblicati nel giugno del 2000, hanno evidenziato le qualità, le riuscite tecnologie messe a punto, il raggiungimento degli obiettivi che la Coop. Unione Agricoltori Itrani persegue sin dalla sua fondazione (50 anni) ,forte oggi di ca. 550 iscritti che rappresentano il 50 % degli olivicoltori residenti con una superficie di 700 Ha circa coltivati , pari al 65% degli oliveti censiti. I risultati, frutto della professionalità di tecnici specializzati; di laboratori d’analisi, maestranze e dei processi di lavorazione della "Cooperativa", supportati dagli enti locali territoriali, Comune in testa, tendono alla valorizzazione del prodotto tipico locale che raggiunge le tavole del mercato italiano ed estero con il nome di "OLIVA di GAETA".
Tra gli avvenimenti che durante l'anno caratterizzano la vita sociale degli itrani, alcuni sono particolarmente sentiti. La ricorrenza che accomuna di più la comunità locale è la festività della "Madonna della Civita", vissuta con grande intensità da tutti indistintamente, festa religiosa, di cui parleremo, successivamente, in altro contesto. Nell'ordine troviamo i "Fuochi di S. Giuseppe" e "L' Infiorata". ( foto 13-14) Quest'ultima giunta alla sua diciassettesima edizione. A differenza di altre manifestazioni i fuochi rappresentano un momento diverso nella collettività. Già prima della data del 19 marzo, una certa "frenesia" contagia piccoli e grandi. Organizzarsi nei quartieri, per la raccolta delle frasche da ardere per quella sera e il preparare una serie di pietanze da parte delle donne è un tutt'uno. Le zeppole sono naturalmente le regine della serata. Un'antica ricetta che le mamme tramandano alle loro figlie, diventa la gioia di tutti quelli che partecipano all’accensione dei fuochi, che hanno inizio con le prime ombre della sera. Responsabilmente da parecchi anni, le amministrazioni comunali, sensibili alla difesa del territorio, distribuiscono legna, tagliata da operai del comune in modo mirato. Difficile da far digerire, ma con il tempo, tutti hanno capito che l'abbondanza della legna dei secoli passati è solo un bel ricordo. La stupidità d’alcuni "sconsiderati" annualmente e con cadenza mirata, danno origine a fuochi (incendi) che, disgraziatamente e di pari passo sono diventati famosi come quelli di S. Giuseppe. A nulla vale, purtroppo, l'impegno del Corpo Forestale dello Stato, presente ad Itri, dei volontari (E.R.I.) e delle squadre antincendio del comune, che si prodigano per tutto il periodo estivo a proteggere il patrimonio boschivo. Ma dicevamo dei "fuochi" che sono diventati , da qualche decennio, un incontro tra locali e una gran folla di "forestieri" che hanno fatto di quest’appuntamento un momento d’evasione. Di contorno alla festa locale le amministrazioni comunali oltre ad incentivi economici, hanno nel tempo supportato l'avvenimento con una serie di convegni cui hanno partecipato studiosi della materia: tra gli altri, il Prof. A. Cattabiani, il Prof. C. Fiore, la Dott.ssa Ridolfi ecc. Per chi ci legge e si trova non lontano da Itri, l'invito è d'obbligo, specie per quelli che non vi hanno mai partecipato, rimarranno di certo suggestionati dalla miriade di “fuochi” che rischiarano la notte di San Giuseppe. Magari il ricordo ed il fascino creato dal momento, li porterà in altri giorni a visitare luoghi e monumenti di questa città. (foto) Un’incisione del 1782 sui fuochi di San Giuseppe ad Itri.Apparsa sulla rivista “Gardenia”marzo 1993, dà un’idea precisa di come sia radicata nel tempo l’accensione dei fuochi ad Itri e, testimonia la notorietà di una tradizione popolare, conosciuta ben oltre l’ambiente locale che suscitò interesse della Tv di stato intorno agli anni ‘70.
Dall'impegno di alcuni interessati nacque la Pro-Loco e da essa sono scaturite nel tempo una serie di manifestazioni, diventate a buon diritto patrimonio culturale e folcloristico di Itri. Fra tutte l'infiorata, il carnevale itrano, la sagra dell'oliva e la creazione del coro polifonico città di Itri che, sotto la sapiente direzione del Maestro Sergio Preti, ha tenuto concerti in varie città del Lazio e in Germania a Dachau e Landshut nel giugno del 1994. La manifestazione, nata dall'idea di alcuni abitanti di Via della Repubblica a Itri, ha contribuito a dare sempre maggior credito alla Pro-Loco. Un successo che negli anni è andato via via crescendo e che vede giungere ad Itri migliaia di visitatori; era un antico gesto tipico della devozione dei credenti spargere fiori d’ogni genere al passaggio del Corpus Domini. Artisti d’Itri e città vicine e gli organizzatori hanno trasformato quel gesto nel corso delle sedici edizioni, in quadri stupendi per armonia di forme e delicatezza di colori. Di contorno a quest’importante appuntamento, le Poste italiane sono presenti, da anni, con un annullo speciale per gli appassionati di filatelia.
Espressioni culturali e associazionistiche Nel campo pittorico si cimentano da anni vari artisti. Una particolare citazione per il Maestro Normanno Soscia. Dal 1968 fino ai ad oggi ha partecipato ad importanti mostre pittoriche nelle maggiori città italiane, in Europa (Parigi,Amsterdam, Bruxelles,Francoforte) in Etiopia (Asmara),negli USA, (New Orleans, New York) della sua pittura hanno scritto autorevoli personaggi del mondo dell'arte tra cui P. Cimatti, Purificato. U. Moretti ed altri. Entrando ad Itri poco dopo la chiesa della Madonna delle Grazie, sulla sinistra, è facile scorgere una struttura che dall'idea di un tempio. Lo è di fatto, non religioso. E' una fucina, dove, con il Maestro Soscia operano i fratelli Bruno e Maurizio (scultore); dalle mani dei tre artisti, si materializzano, da anni, raffinate e preziose ceramiche. Numerose le associazioni che durante l'arco dell'anno danno vita a manifestazioni di vario genere. Un gruppo teatrale, con periodicità, mette in scena opere di una certa notorietà non tralasciando il teatro popolare, attingendo a momenti di vita, tipica della cultura popolare. Calcio, pallacanestro e pallavolo per quanto riguarda lo sport. Incontri musicali non mancano, con concerti nelle chiese e durante il periodo estivo all'aperto, organizzati dalla locale associazione musicale. Da vari anni “l’Associazione Insieme per Itri”, presieduta da Mario Petrillo, nel rispetto delle tradizioni, ha organizzato una manifestazione denominata "Arti e Mestieri in disuso", unica nel suo genere nel sud pontino; essa mira a riscoprire antichi mestieri, ormai non più praticati, che sono patrimonio culturale di questa terra. Anche per quest’occasione Itri richiama genti da più parti; numerosi i turisti che sostano sulla costa tirrenica, ma che sono richiamati da questa manifestazione e da quelle di cui abbiamo parlato in precedenza. Non mancano altre iniziative promosse dai vari quartieri, che, a volte in competizione tra loro organizzano sagre culinarie e manifestazioni sportive interessanti. Rilevante, infine, l'attività di volontariato svolto dall’E.R.I. che si estrinseca nelle forme più diverse;dagli interventi per gli incendi del bosco,ad attiva partecipazione a tutte le manifestazioni che si svolgono ad Itri. Particolare assistenza ai meno abbienti è data dall'associazionismo cattolico delle Parrocchie di S. Maria Maggiore e di Sant' Angelo e dalla Croce Rossa Italiana, presente con un gruppo qualificato di volontari. Si rischia di dimenticare altre realtà, non me ne voglia nessuno. Interesse primario era dare un quadro delle molteplici realtà esistenti, che fanno d’Itri una cittadina ospitale e dinamica proiettata verso uno sviluppo economico, turistico e culturale notevole, con la mentalità aperta a nuove realtà, che ben s’integrano con la millenaria storia di questa terra e l'orgoglio di chi vi abita. Una menzione a parte merita, sicuramente, il Comitato "Il Castello" che sin dal 1976, sviluppò manifestazioni culturali di notevole interesse. Il "Comitato", guidato dalla sig.ra Concetta Sinapi svolse un lavoro di ricerca storica su Fra Diavolo, sulle tradizioni, usi e consuetudini d’Itri, suscitando non poco interesse. Lo sforzo del gruppo era finalizzato a togliere dall'oblio in cui era caduto, dopo il conflitto bellico, il centro storico, proponendolo con manifestazioni culturali, incontri musicali , popolari e mostre di pittura, per valorizzarne i monumenti e gli angoli più suggestivi. I risultati furono più che soddisfacenti. Il loro impegno meritorio. Itri alto conosce oggi, anche grazie a loro, nuovi fermenti che se contenuti e indirizzati al rispetto di norme di salvaguardia dei centri storici, avrà, anche con l'apporto notevolissimo della sistemazione del castello, il rilancio che merita. Oltre a quelli raccontati, altri avvenimenti hanno scandito la vita della comunità locale nel corso di questi ultimi quaranta anni. Dagli impegni sportivi, anche di rilevanza nazionale, ad avvenimenti straordinari, fino a quelli umanitari: in favore dell’India negli anni ’70, dei terremotati del 1980 in “Irpinia”, dell’ospitalità data agli albanesi nel 1991. Potrei raccontarli in prima persona, ma sarebbe la storia della mia vita, non della città.. Impossibile raccontarli tutti, basta ricordarli. Furono appuntamenti con la solidarietà, partecipata con trasporto, senza enfasi, coscienti e portatori gli itrani, di una cultura, “l’ospitalità”, di cui custodiscono “religiosamente” la tradizione dei loro padri .
Notevoli i personaggi che arricchirono per impegno la storia di Itri; in breve alcune utili notizie storico - biografiche. G. Battista Manzi (1831-1912), sacerdote e matematico. Insegnante e superiore del Collegio Alberoni di Piacenza, membro di varie Accademie. Nicola Judicone (1806-1880) professore di diritto a Napoli intimo amico di Francesco De Santis che lo definì in una nota indirizzata a Edoardo Pandola "uomo rarissimo","eccellente maestro" . Raffaele Gigante (1816-1896), patriota, deputato al Parlamento Nazionale dal 1865 al 1874, nella IX, X e XI legislatura rappresentò il Collegio di Gaeta, quello di Agnone nella XII , con attiva partecipazione ai lavori parlamentari. Paolo(Scipione) Burali d'Arezzo (1512-1578), fu avvocato brillantissimo a Napoli, entrò a 46 anni nell'ordine dei teatini. Rifiutò l'affidamento dei vescovadi di Brindisi e Crotone offertigli dal Re di Spagna, Filippo II, ma, dovette obbedienza a Papa San Pio V che lo nominò Vescovo di Piacenza; poi Cardinale; amico di S. Carlo Borromeo, questi, sostenne la sua candidatura a Sommo Pontefice nel conclave a seguito della morte di Pio V, da cui uscì eletto il Cardinale Ugo Buoncompagni (Gregorio XIII) riformatore del calendario. Il Burali, Cardinale della controriforma nominato nel 1576 Arcivescovo di Napoli, vi morì appena due anni dopo. L'8 giugno 1772 , Papa Clemente XIV, lo incoronò con l'aureola dei beati e fu innalzato agli onori degli altari. Mons. Ernesto Jallonghi (1876-1934) religioso e scrittore ha dedicato alla sua terra due opere che sono alla base della storia di Itri, La Madonna della Civita e il suo Santuario e la biografia di Fra' Diavolo, e Borbonici e Francesi a Montecassino. Numerosi gli scritti tra cui La religiosità del Carducci e Il misticismo dantesco, opera postuma curata da P. Scaramuzzi. Morì all'età di 58 anni a Roma ed è sepolto nella cappella centrale del cimitero di Itri. Non sono mancati personaggi che hanno dato un contributo notevole al Risorgimento italiano,tra questi D. Michele Manzi, ardente carbonaro amico del Gioberti e Mazzini; Gennaro Bonelli con i già citati Nicola Judicone e Raffaele Gigante, incarcerato con quest'ultimo per attività patriottiche. Giovanni Burali d'Arezzo, nobile, avvocato, Cavaliere dell'ordine di Malta,vice sindaco di Napoli morto a Itri il 27 maggio del 1894. Di Michele Pezza meglio conosciuto come Fra' Diavolo ho riportato a parte notizie storiche.
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© Pino(Giuseppe)Pecchia
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